Niente più latte fresco al supermercato per questo marchio: ecco quale e perché

2023-03-23 15:17:28 By : Ms. Emily Wang

Alcuni marchi leader di mercato hanno deciso di non produrre più latte fresco da vendere al supermercato. Ecco cosa sta succedendo.

Uno dei prodotti più utilizzati nel nostro Paese è il latte. Tante le tipologie e i marchi differenti disponibili in commercio e da oggi c’è una novità, tra gli scaffali.

Un marchio molto noto non venderà più latte fresco.

Ebbene sì, chi dunque è abituato ad acquistare questo tipo di latte non lo troverà più al supermercato e, al suo posto, ci sarà un altro prodotto pensato per rimpiazzarlo.

La notizia dle momento è proprio questa: il trend del latte fresco è sul viale del tramonto e quello a conservazione più lunga si impone.

Ecco cosa è successo e quale azienda ha dato il via al cambiamento di rotta.

La scelta del marchio leader di mercato Granarolo va nella direzione dell’abbattimento dei costi legati alla lavorazione del latte e alla riduzione degli sprechi.

In parole semplici, si è notato che, con la pandemia, sono cambiate le abitudini di consumo delle persone. Il lockdown ha spinto la maggior parte dei consumatori ad acquistare latte più a lunga conservazione, per paura che gli scaffali del supermercato rimanessero vuoti e che, acquistando il fresco, questo potesse scadere in casa senza essere consumato.

Da allora, il trend che si è consolidato giorno dopo giorno, va proprio nella direzione di acquistare prodotti che durano di più e quindi gran parte del fresco resta invenduto nel banco frigo.

I costi per il recupero di questi prodotti sono tutti a carico del fornitore che quindi deve recuperare i resi e occuparsi dello smaltimento dell’invenduto. Se il latte è prossimo alla scadenza, va alle associazioni di volontariato. Se invece è appena scaduto, si sfrutta per l’alimentazione animale e la bottiglia di plastica finisce nella raccolta differenziata.

Costi impossibili da sostenere, nel lungo periodo, motivo per cui Granarolo ha deciso di eliminare il latte fresco dagli scaffali, vale a dire quello che scade al massimo entro sei giorni dalla pastorizzazione.

Cosa troveremo ora nel banco frigo del supermercato?

La pastorizzazione permette di eliminare batteri e agenti patogeni dall’alimento, per metterlo così in vendita in tutta sicurezza.

Una volta preso il latte crudo, al massimo entro 48 ore dalla mungitura, si pastorizza alla temperatura di 72°C per 15 secondi. A questo punto, il latte è "fresco" e pronto per il supermercato e ha una scadenza di 6 giorni, secondo la normativa italiana.

Questo lasso di tempo però è a oggi considerato troppo breve dalle famiglie, anche perché una volta aperto, il latte va consumato in un paio di giorni.

Da qui la decisione dell’azienda Granarolo di eliminare tale tipologia di alimento e di introdurre il latte con scadenza a 10 giorni.

Non troveremo più scritto sulle confezioni “latte fresco pastorizzato di alta qualità” bensì “latte pastorizzato a temperatura elevata ottenuto da latte crudo per l’alta qualità”.

Questa decisione riguarda già altri marchi che si sono uniti alla decisione adottata da Granarolo, vale a dire la Centrale del latte di Milano e la Centrale del latte di Calabria.

Modificando il processo di pastorizzazione, seguendo altri parametri ben definiti, si riesce a prolungare la vita del latte fino ad arrivare ad esempio a quello a lunga conservazione nei cartoni.

In questo caso, la pastorizzazione avviene a 150°C ma per soli 5 secondi al massimo. In tal modo, il latte riesce a restare integro nel cartone fino a sei mesi e può durare in frigo anche per quattro giorni, dal momento dell'apertura.

Così dunque Granarolo decide di abbattere i costi e lo spreco alimentare legati alla lavorazione del latte.

I consumatori ovviamente possono stare tranquilli. Le modifiche apportate al processo di pastorizzazione del latte allungano la vita del prodotto del 60% rispetto a prima, ma senza alterazioni di alcun tipo per quanto riguarda la qualità del latte.

Infatti, il latte crudo adoperato è sempre lo stesso, non cambia la quantità di proteine, grassi e carboidrati né l’apporto di calcio garantito. Anche il gusto è identico.

La differenza sostanziale è che ora si potrà conservare per qualche giorno in più, permettendo quindi un lasso maggiore di tempo per la vendita al dettaglio e di preservare più a lungo la bontà del prodotto, nell’ambiente domestico.

Ma l’abbattimento dei costi non è il solo aspetto che l’azienda ha tenuto in considerazione e si muove anche nella direzione della riduzione degli sprechi e dell’inquinamento ambientale.

Infatti, la nuova confezione per il latte contiene il 13% di plastica in meno rispetto a quelle attuali e hanno il tappo che resta attaccato alla confezione, per evitare che si disperda nell’ambiente.

Il risultato è di 355 mila kg di plastica in meno ogni anno, senza dubbio un dato da non sottovalutare.

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