Il vetro del parabrezza danneggiato può essere avviato al riciclo e utilizzato per produrre bottiglie e contenitori alimentari.
È un dato poco conosciuto ma il vetro del parabrezza dell’automobile, sostituito a seguito di un danno vandalico o di un incidente stradale, non viene buttato ma è sottoposto a un processo di riciclo per ottenere nuova materia prima.
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Passando davanti ai centri di rottamazione dei veicoli incidentati è naturale pensare al danno che quei rottami possono provocare all’ambiente. I rifiuti causati dai veicoli giunti a fine corsa sono costituiti per il 76% da materiale metallico, per il 3% da vetro e il resto è composto da gomma, batterie, plastica. Ogni anno in Europa sono circa 6 milioni i veicoli fuori uso, equivalenti a 6 milioni di tonnellate di rifiuti automobilistici. La buona notizia è che il vetro e altri materiali che compongono il parabrezza delle automobili sono riciclabili. In questo modo, l’impatto ambientale dei veicoli dismessi o semplicemente dei pezzi danneggiati e quindi sostituiti è ridotto in maniera significativa.
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In Italia solo nel 2021 sono state riciclate circa 2.125 tonnellate di cristalli di parabrezza danneggiati, da cui si sono ricavate circa 1.800 tonnellate di vetro riciclato per produrre all’incirca 2,5 milioni di bottiglie. In questo modo è stato possibile risparmiare 1.044 tonnellate di CO2. Il vetro del parabrezza è recuperabile al 100% e viene trasformato in nuova materia prima per produrre imballaggi alimentari come bottiglie, vasetti e contenitori vari.
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Il riciclo dei parabrezza non riguarda solo il vetro ma anche tutte le componenti in plastica polivinilbutirrale (PVB). Queste, infatti, vengono recuperate all’80% e trasformate in energia elettrica. Si tratta di quella patina che riveste i vetri per impedire che il vetro si frantumi in caso di collisione.
Sicuramente la possibilità di riciclo del parabrezza rappresenta un’ottima notizia. Tuttavia, la soluzione più sostenibile rimane comunque, quando possibile, la riparazione. Riparare infatti un parabrezza rovinato, anziché sostituirlo e poi riciclarlo, permette di ridurre del 65/75% le emissioni di CO2 nell’ambiente. Ogni riparazione consente di risparmiare 52 kg di CO2.
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