Così è nata Ferrarelle e ora punta ad arrivare in tutto il mondo - Corriere.it

2023-03-23 15:18:25 By : Mr. Wayne Wang

Questa è una storia in cui il destino gioca un ruolo centrale. Da protagonista, si direbbe. Insieme al nome su cui uno scrittore come Alessandro Piperno, ci ha costruito una saga intera. Carlo Pontecorvo non ha solo un cognome letterario («Origine del frosinate. Si racconta che una famiglia con ceppo ebraico mise radici su un ponte dove c’erano i corvi»). Tutta la sua vita è degna di un romanzo. Alla Piperno, tanto per restare in tema: agli inizi del ‘900 un soffiatore di vetro livornese rileva, con una sottoscrizione tra bottigliai, lo stabilimento dell’Enofila di Asti che ha appena smesso la produzione di vini con le uve raccolte dalle colline astigiane. I bottigliai assicurano una produzione manuale di 16 mila bottiglie e 600 damigiane al giorno che servono per contenere vino, olio e anche champagne. Bollicine. Quel livornese non sapeva ancora che molto tempo dopo, dalla vendita di quell’azienda di contenitori in vetro per uso alimentare arrivata a contare venti stabilimenti in Europa e vendite oltre i 600 milioni di euro, sarà acquisita la società Italaquae SpA a cui verrà dato il nome di Ferrarelle Spa. Di nuovo bollicine. Regista dell’operazione Carlo Pontecorvo, genero di quel soffiatore di vetro con il pallino dell’imprenditoria da cui tutto è partito. «Ognuno di noi nasce con una pagina già scritta - racconta oggi Pontecorvo, presidente e amministratore delegato di Ferrarelle - possiamo cambiare le virgole di quella pagina ma non il senso. Era destino che finisse così».

Dopo aver ceduto nel 1997 l’Avir alla multinazionale americana Owens Illinois, nel 1998 Pontecorvo costituisce e diventa presidente e ad di LGR Holding che controlla LGR di Navigazione, società armatrice e di gestione tecnica di navi cisterna. Poi, nel gennaio 2005, LGR Holding acquisisce dal gruppo Danone la società Italaquae a cui viene dato il nome di Ferrarelle. Dodici anni dopo, agli occhi di Pontecorvo quell’operazione è pienamente riuscita. E a dirlo è un medico specialista in chirurgia generale che per sedici anni ha lavorato nell’ospedale universitario di Napoli. «Mollai tutto per seguire l’azienda di famiglia. Fu ovviamente una scelta combattuta - puntualizza - ma posso dire ancora oggi che tutti quegli anni di studi, le corsie d’ospedale, il rapporto di empatia che si crea con i pazienti, mi hanno aiutato e mi aiutano costantemente nelle strategie di gruppo».

Ferrarelle è oggi il quarto player italiano per volume (8% e 10,3% a valore) nel settore delle acque minerali ed è proprietaria dei marchi Ferrarelle, Vitasnella, Fonte Essenziale, Boario, Natia e Santagata e distributore esclusivo del marchio Evian. Il 2016 si è chiuso con 894 milioni di litri venduti, registrando un +5 % rispetto all’anno precedente e un fatturato netto di circa 137 milioni di euro, +6% sul 2015. Cresciuto anche il margine operativo lordo a 17,2 milioni, il 3% in più rispetto ai 16,6 milioni dell’esercizio precedente. «Abbiamo oggi una posizione finanziaria serena - spiega Pontecorvo - e nel momento in cui sul mercato dovesse spuntare un’occasione interessante per marchio e qualità, noi siamo ricettivi». Acquisizioni dunque non sono affatto escluse.

«Abbiamo ormai tutte le competenze per farlo - aggiunge - l’azienda, per quanto famigliare, è molto managerializzata. I nostri marchi hanno un certo valore ma crescita e sviluppo si possono ottenere anche con acquisizioni di brand non necessariamente italiani». Se si esclude tra l’altro, il gruppo Nestlé con Sanpellegrino, i principali produttori di acque confezionate in Italia sono tutte famiglie: i Zoppas di San Benedetto, i Bertone di Fonti Di Vinadio, i Pessina di Norda, gli Arnone di Lete (fonte, Beverfood). E i primi otto produttori assorbono oltre il 70% della produzione nazionale. Ma Ferrarelle, oltre che all’Italia, guarda soprattutto oltreconfine. «Abbiamo su questo tema una strategia di lungo termine. È un percorso lungo che va studiato, preparato. Per ora stiamo investendo molto in Russia, Israele, Gran Bretagna, Stati Uniti - conferma Pontecorvo - anche se quello americano è un mercato difficilissimo perchè enorme. Ma non ci spaventiamo. Abbiamo un programma export molto importante per il marchio Essenziale, vorremmo replicare il successo che ha avuto in Italia anche a livello internazionale». Non solo. «L’ultimissimo progetto è il nuovo impianto di produzione di preforme in PET riciclato che sarà avviato questo mese in provincia di Caserta - spiega l’ad di Ferrarelle - l’obiettivo è ridurre il circolante di bottiglie usate trasformandole in bottiglie nuove». Investimento, 40 milioni di euro. «Con un contributo di Invitalia. Rientriamo nel settore del packaging - aggiunge Pontecorvo - riduciamo gli sprechi e garantiamo sessanta nuovi posti di lavoro nel casertano».